Umberto Moggioli

Nasce a Trento nel 1886. Ben presto si trasferisce a Venezia dove dal 1904 ha modo di frequentare l’Accademia di Belle Arti diventando allievo dei pittori di Guglielmo Ciardi, Augusto Sezanne ed Ettore Tito.

Ancora prima di diplomarsi ha l’onore di collaborare con Sezanne nella decorazione della Cassa di Risparmio di Rovereto. Tre anni dopo, Moggioli affianca nuovamente l’artista nel Padiglione italiano dell’Esposizione di Bruxelles del 1909.

La prima produzione pittorica di Moggioli risente dell’influenza di Ciardi, evidente nel naturalismo delle sue opere. Il naturalismo del maestro viene però rivisitato dall’artista trentino accentuando la vena intimistica.

Moggioli esordisce già  nel 1907 alla Biennale di Venezia e lo fa dimostrando una certa autonomia stilistica rispetto agli insegnamenti accademici. Il tema trattato nella pittura dell’artista trentino guarda a un certo decadentismo e sviluppa una tecnica pittorica che si rifà al divisionismo.

Anche grazie ai molti viaggi compiuti da Moggioli, la sua arte pittorica evolve e già a partire dal 1908 impiega colori più chiari e vivaci nei suoi paesaggi realizzati “en plein air”, che si rifanno alle modalità esecutive impiegate anche dagli impressionisti.

I quadri realizzati in questo periodo vengono poi selezionati da Nino Barbantini per una personale dedicata a Moggioli stesso, organizzata presso Ca’ Pesaro nel 1909.

Dal 1911 si stabilisce a Burano, luogo di grande ispirazione, per lui e per altri artisti che agiscono nell’ambito di Ca’ Pesaro, in cui poter dipingere guidati in primis dalla forza del colore.
Tra il 1912 e il 1914, infatti, la produzione pittorica di Moggioli abbraccia un deciso simbolismo, creando quadri impostati su particolari tagli compositivi, in cui i colori impiegati sono puri e i paesaggi tendono verso spazi infiniti.

La produzione artistica di Moggioli guarda quindi al post-impressionismo creando però composizioni personali spesso sospese in un’atmosfera rarefatta e silenziosa.

Con lo scoppio della guerra, l’artista trentino è costretto a prestare servizio come cartografo e addetto al disegno delle postazioni nemiche.

Nel 1916 è a Roma per decorare delle lunette ornamentali del Monumento a Vittorio Emanuele II. In questa occasione entra in relazione con gli artisti che faranno poi parte della Scuola Romana.
Questa esperienza influenza la sua arte, Moggioli infatti inizia a creare inquadrature più ravvicinante che incorniciano le figure ritratte, ora contraddistinte da una solenne plasticità ed inserite in ambienti contraddistinti da un’atmosfera più intima e domestica.

Moggioli scompare prematuramente il 26 gennaio 1919 a causa della febbre provocata dall’influenza spagnola.

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