Il viaggio del tavolo “Samo” di Carlo Scarpa verso una nuova casa negli Stati Uniti

Uno dei pezzi più simbolici e caratterizzanti della mia vetrina, il tavolo “Samo” progettato da Carlo Scarpa, ha trovato la sua nuova casa negli Stati Uniti!

La vendita di questo oggetto è stata decisamente impegnativa sotto molti punti di vista, prima di tutto nel considerare ogni minimo aspetto burocratico per l’esportazione dell’opera negli USA. Per questo tipo di vendita infatti è necessario ottenere il permesso per l’esportazione di beni dei valore storico e artistico, diversamente la dogana potrebbe bloccare la spedizione. Questo documento l’abbiamo ottenuto dalla Soprintendenza beni culturali di Verona che si sono dimostrati, anche in questa occasione, competenti e collaborativi.

Preparare un oggetto così prezioso per il suo viaggio attraverso l’oceano è stato un processo delicato e impegnativo.
È stato fondamentale assicurarsi che il tavolo fosse imballato con la massima cura e attenzione. Data la sua fragilità e il peso considerevole ho creato tre scatole in legno, in modo da riporre il piano e i due piedi in tutta sicurezza, bloccandoli e foderandoli con materiale apposito antiurto.

Da qualche anno, appoggiandomi a piattaforme professionali e internazionali, vendo diversi oggetti oltre confine. La piattaforma segue il venditore passo dopo passo e tutela il compratore fino all’arrivo dell’oggetto a casa sua, lasciandogli dei giorni stabiliti per legge per poter usufruire del “diritto di recesso”.
Nelle piattaforme tutto deve essere spiegato molto bene e le immagini che si pubblicano devono essere numerose e con una buona risoluzione.

Il dialogo deve essere chiaro e fuori da ogni dubbio, in quanto le sorprese possono sempre essere molte. Ad esempio è spesso necessario avvisare più volte il cliente che le tasse di sdoganamento sono a carico suo in quanto residente nel paese di destinazione, cosa che non è quasi mai scontata e si pensa sia inclusa nel prezzo di vendita.

Uno degli aspetti di questa nuova modalità di vendita è il contatto unicamente virtuale. Quello che ancora mi spiazza a volte, è non riuscire a dare un’identità a chi compra, nonostante le lunga corrispondenza. Per questo tavolo, che è stato parte del mio quotidiano per molto tempo, la corrispondenza con la cliente è stata lunga e accurata. Quando dei pezzi così importanti se ne vanno, nonostante sia il mio lavoro, dispiace sempre un po’ e voglio essere sempre sicuro che l’oggetto trovi l’ambiente adeguato alla sua collocazione.
Ad esempio, un solaio adatto per i suoi 400 kg 🙂

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