L’esordio
I primi ritratti e paesaggi realizzati da Guido Trentini hanno alla base un naturalismo tradizionale di stampo saviniano.
L’influenza di Felice Casorati, conosciuto in occasione della partecipazione alla Biennale d’Arte di Venezia del 1910, lo porta ad avvicinarsi al decorativismo secessionista.
Evidente la personale interpretazione del decorativismo in opere come Le perle del lago del 1914, in cui Trentini abbraccia l’estetismo casoratiano. Troviamo colori intensi, poco naturalistici, e non eccessivamente saturi, oltre che dettagli giapponesi e ornamenti vari che allontano l’opera da ogni concretezza plastica.
Con questa opera e altre come La fanciulla sommersa Trentini arriverà alla sua personalissima sintesi del decorativismo simbolista contraddistinto dall’impiego di colori molto accessi, vibranti lontani da qualsiasi forma di realismo abbracciando a pieno quella che era la moda Liberty.
L’esempio più evocativo e conosciuto di questo stile iniziale di Guido Trentini si riscontra nel dipinto Pianta rossa o Albero Rosso del 1915.
Nel quadro l’artista arriva al punto estremo della sua poetica simbolista. Il dipinto, replicato in più varianti si contraddistingue per l’impiego di atipiche collisioni timbriche, tinte definite e fiammanti. Il rimando, poi, alle opere di Matisse, realizzate pochi anni prima, è evidente.
Gli anni della maturità
Già dal 1916 troviamo una trasformazione nella sua impostazione stilistica con l’opera Teatro Romano sotto la neve contraddistinto da una rivisitazione del realismo esplicitato nell’impiego di tonalità controllate e in sintonia con il verismo.
Le opere di questo periodo si caratterizzano per la ricerca dell’essenza plastica di quanto rappresentato. Nonostante questa svolta verso il realismo, vi è comunque una continuità con quanto prodotto fino a quel momento. Questa è riscontrabile nell’esuberante colorismo che rimane sua cifra stilistica anche in seguito a questo cambio di registro.
In seguito, a partire dagli anni Venti, la produzione di Trentini si avvicina sempre di più alla rivisitazione della tradizione pittorica italiana tre-quattrocentesca. Aderisce ai principi dettati inizialmente da “Valori-Plastici” e poi portati a maturazione nel contesto di Novecento. Lo stile dell’artista, quindi, in questo frangente abbraccia il cosiddetto realismo magico dando forma o opere dense di un realismo, per l’appunto, magico e trasognato.
Il ritorno alle origini negli anni tardi
Nel secondo dopoguerra, Trentini dopo essere stato a Milano per un periodo, torna Verona. A partire dagli anni Cinquanta prende avvio all’ultima fase della sua pittura contraddistinta da un ritorno alle origini. Infatti, come nel primo periodo della sua attività i colori si rinfervorano e vengono impiegati per realizzare composizioni di stampo figurativo in cui l’impianto della composizione caratterizzata da una forte sintesi formale.
Tra gli anni Cinquanta e Settanta i soggetti prediletti di Trentini sono ritratti femminili, nature morte e paesaggi, tutti accomunati dall’impiego di colori intensi e accessi, e dalla struttura asciutta e sintetica di quanto raffigurato.