Guido Trentini

GUIDO TRENTINI (Verona, 1889-1975)

Guido Trentini nasce a Verona nel 1889 in un una famiglia di artisti: dal padre decoratore (Attilio Trentini) apprende i primi insegnamenti, per iniziare poi a frequentare lezioni di pittura con Alfredo Savini, presso l’Accademia Cignaroli di Verona.

La sua prima produzione artistica è molto influenzata e vicina a quello che era lo stile saviniano, ma nel 1910 con l’incontro con il pittore Felice Casorati alla Biennale di Venezia e il successivo trasferimento a Verona di quest’ultimo, lo stile del giovane Guido subirà una svolta decorativa di stampo secessionista: troviamo difatti, una riduzione sintetica delle figure in chiave simbolista, con insoliti contrasti timbrici mantenendo però la sua solita vivacità tonale.

Nei primi decenni de Novecento gira l’Italia partecipando a numerose esposizioni e mostre importanti, come la Biennale di Venezia (edizioni 1910, 1914, 1936, 1848 e 1950); l’Esposizione Nazionale di Napoli (1913); e altre mostre di rilievo tra il 1918 e 1920 a Torino, Milano e Venezia e successivamente figurerà anche nelle prime tre edizioni della Quadriennale romana. Molto importante e significativa per la carriera artistica del Trentini fu la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1922 dove vinse il primo premio con il dipinto “La Lettura”, successivamente acquistato dal Museo Reale di Bruxelles.

Negli anni Venti la sua produzione artistica si distacca nettamente dalla sua esperienza giovanile, il consueto uso della vividezza dei colori caratterizzante s’infolca in un inconsueto grigiore.

Nel 1924 viene chiamato ad insegnare pittura presso l’Accademia Cignaroli, in questa fase della sua vita intraprende un nuovo indirizzo stilistico sviluppando una “realtà incanta”, un “realismo magico” caratterizzata da figure più solide ed imponenti. In questi anni la fama dell’artista inizia a espandersi nella penisola, viene infatti convocato per due edizioni della Mostra del Novecento italiano nel 1926 e nel 1929, questa esperienza farà si che il Trentini venga apprezzato anche fuori dai confini italiani, infatti scriverà di lui la rivista francese “Comedia” nel 1930.

Dal 1947 al 1951 si trasferisce a Milano, dove allestisce diverse mostre personali, in questo periodo milanese ritornano nelle sue opere i “timbri giocosi” dei primi anni, dettate da contrasti assonanti con tinte nette, toni intensi e luminosità esaltate di figure dalle forme semplici.

Tra gli anni Cinquanta e Settanta proseguirà con la realizzazione di opere tra cui ritratti femminili, nature morte e paesaggi, fino alla sua morte nel 1975.

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