Zamboni è un artista veronese che ha operato nella prima parte del XX secolo.
Nonostante la sua breve esistenza, Angelo Zamboni infatti muore nel 1939 poco più che quarantenne, è riuscito a dare un contributo rilevante alla pittura italiana e nello specifico veneta. Studiò alla rinomata Accademia Cignaroli e già a partire dal 1915 partecipa a rilevanti mostre alla Permanente di Milano, a Roma e all’esposizione delle Tre Venezie di Torino.
Quali sono gli elementi che rendono Angelo Zamboni un artista degno di nota?
Sicuramente la sua freschezza, la sua creatività dirompente, il suo grande entusiasmo. Risultati tangibili di tutto ciò sono dipinti eseguiti con pazienza e tenacia espressione di un sapiente equilibrio formale.
Ancora giovanissimo, Zamboni assorbe le lezioni del secessionismo d’oltralpe, di Vienna e Monaco, che giustappone a influenze derivate dal suo interesse per le esperienze di Ca’ Pesaro e al suo rapporto con i grandi artisti del periodo come Casorati, Moggioli e Trentini.
Con la maturità il suo stile pittorico si consolida su una attenta ripresa del vero, realizzando vedute della sua terra. La modernità delle sue composizioni è però evidente. Angelo Zamboni opera una sintesi, mai banale, dei paesaggi da lui ripresi riuscendo a restituire l’essenza di questi grazie all’immediatezza del gesto pittorico.
Capacità di sintesi e acuta osservazione fanno di lui un grande rappresentante della pittura veronese della prima metà del XX secolo.
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