Albano Vitturi

(Verona 1888 – S. Bonifacio 1968)

Nasce a Verona nel 1888, figlio dell’artista poeta Vittorio Vitturi. Sin da piccolo manifesta la sua caratteristica vena artistica che esprime attraverso bozzetti e disegni, ma per volontà del padre proseguì i suoi studi in un’altra direzione, laureandosi nel 1912 a Padova in Legge.

In quegli anni l’ambiente artistico veronese vedeva la compresenza di diversi artisti che il Venturi frequentò, tra cui Rossi, Martini, Trentini, Pigato, Farina e Zamboni; influenzato dalla pittura italiana ed europea dello scenario artistico dell’epoca, il giovane Vitturi aveva già dato prova della sua abilità e cultura coloristica.

L’apice della sua maturità artistica la si riscontra in concomitanza alla sua partecipazione nella spedizione militare in Albania dal 1916 al 1919, periodo al quale risalgono le celebri opere: “Sulle montagne dell’alta Albania” e “Imbarco dei feriti”.

La concezione artistica di Vitturi è quella che vede il predominio del movimento plastico delle figure, dove non si parla più di “belle forme” e nemmeno di “bei toni”, ma si da spazio ad un contrasto di sensazioni, deformazioni che si perdono nei chiaroscuri irreali e nell’assenza di particolari e di dettagli, come scrive in una nota di diario negli anni della spedizione militare.

Tornato a Verona nel 1920, assunse l’impiego di funzionario comunale, mentre con la sua cerchia di amici artisti Trentini, Zamboni, Pigato e Farina partecipò alle mostre di Ca’ Pesaro a Venezia, l’anno successivo, nel 1921, divenne socio dell’Accademia Cignaroli e dal 1924 fu chiamato per sette volte ad esporre alla Biennale Di Venezia. La sua prima personale invece ebbe luogo a Milano, presso la Galleria Il Milione nel 1931.

A seguito di un viaggio in Sardegna, prese spunto per la sua produzione, che si realizzò nelle successive opere “Il marinaio”, “L’uomo vestito di bianco”, “Dialogo a tre”, opere con tematiche in ambienti marini che vedono protagonisti marinai.

Con la sua esposizione alla XV Biennale di Venezia con le due opere “Donne e Violini” e “Abitanti del porto”  la sua fama di pittore veronese sbarcò i confini internazionali, grazie anche a due articoli di due note riviste francesi, Revue du vrai et dub beau e Revue moderne et illustrée des arts et de la de la vie, in cui venne elogiato e considerato come uno tra i maggiori esponenti della pittura italiana.

Nell’ultimo periodo della sua vita Vitturi venne chiamato nuovamente alle armi nel 1940, momento dove la sua produzione artistica subì una svolta coloristica, impregnandosi di una vena sinistra e malinconica. Con il ritorno in patria avvertì un progressivo allontanamento ed isolamento dalla sua cerchia di amici, che lo portò a ritirarsi nella sua produzione artistica che ebbe come tematiche l’esplorazione della natura, una natura nella quale rifugiarsi attraverso la sua arte pura.

Morì a San Bonifacio (Verona) nel 1968.

Follow