Come di consueto, anche quest’anno mi sono recato al Mercanteinfiera di Parma, evento dedicato all’antiquariato, al modernariato e collezionismo. Ve ne avevo parlato anche lo scorso anno, felice di poter di nuovo visitare iniziative di questo genere dopo alcuni anni complessi per i grandi eventi di questo genere.
Quest’anno la fiera è aperta dal quattro al dodici marzo.
Io ci sono stato giovedì scorso e devo dire che quest’anno, rispetto allo scorso, ho notato una minore vivacità della fiera; l’ho trovata un po’ cristallizzata in un ruolo che forse sto iniziando a percepire come anacronistico per i tempi in cui stiamo vivendo.
Per chi non lo sapesse, Mercanteinfiera Parma è una delle più importanti mostre internazionali del suo genere. Gli espositori sono un migliaio, provenienti da tutta l’Europa.
Quello che mi chiedo è se questo genere di manifestazioni riesca ancora a essere attraente per un pubblico di collezionisti e mercanti o se gli anni del Covid abbiano portato un cambiamento anche in questo settore che indirizza gli utenti su altri canali per andare alla ricerca di oggetti, opere, manufatti per loro interessanti.
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Durante il periodo della pandemia, lo sappiamo bene, c’è stato un forte scatto in avanti per quanto riguarda la digitalizzazione di diversi settori. Sappiamo che anche il mondo dell’arte si è adeguato a tutto ciò. I musei, ad esempio, hanno creato tour virtuali, per poter far godere ad un ampio pubblico rinchiuso in casa la loro collezione usando uno smartphone, un tablet o un computer collegati a Internet. Anche Fiere di diversi settori, nel 2020 avevano optato per l’organizzazione di eventi 100% digitali che garantiscono anche meno costi per l’organizzazione e più presenze straniere, non più limitate dalla distanza fisica e dai conseguenti spostamenti.
L’organizzazione di questo genere di fiera virtuale, ovviamente, necessita che tutti gli espositori siano piuttosto “smart” per quanto riguarda il digitale e questo non sempre è così. Tutto dipende dall’approccio e dalla volontà di rinnovare il proprio linguaggio in funzione dei nuovi mezzi.
Per quanto riguarda l’ambito dell’antiquariato, spesso i mercanti e galleristi, sono di “vecchio stampo” e faticano ad abbracciare un nuovo approccio più dinamico e agile, ancorandosi ai vecchi modelli di mercato pre-covid.
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È sicuramente vero che da parte delle persone in genere, e quindi anche dei collezionisti, c’è l’entusiasmo di poter frequentare di nuovo queste grandi manifestazioni come Mercanteinfiera primavera e “toccare con mano” gli oggetti dedicandosi a una vera e propria caccia al tesoro. Eppure, io ho la sensazione che gli eventi fisici non bastino più e non riescano a ottenere tutto il successo che avevano fino a qualche anno fa. Semplicemente perché in questi anni ci siamo interfacciati con qualcosa di nuovo che ci apre a moltissime possibilità, garantendo allo stesso la comodità di non doverci spostare dalla nostra casa. Il processo era già ampiamente in atto anche nel 2019, questo è chiaro, ma ha subito una forte accelerazione a partire dal 2020.
Acquistare on -line è la prassi, molte persone ormai acquistano on-line qualsiasi cosa, dalla spesa, ai vestiti agli elettrodomestici. La comodità è sicuramente ineguagliabile, spesso, poi, online ci si può imbattere in sconti di vario tipo che rendono questi acquisti digitali ancora più convenienti.
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Allo stesso modo anche i collezionisti, e i mercanti, hanno scoperto la comodità, convenienza e potenziale degli acquisti on-line. Quindi anche l’arte e l’antiquariato sono diventati oggetti che spesso non si ricercano più nelle fiere e nei mercati di antiquariato e nelle gallerie fisica, ma si va a scandagliare il web, che non di rado può offrire proprio quello che si va cercando.
Forse alla fine dei conti, in medio stat virtus. Il giusto atteggiamento, come sempre è porsi nel mezzo, apprezzando quello che di meglio ci possono offrire le due tipologie di fruizione