Gino Severini. Non solo futurista.

Gino Severini è nato a Cortona nel 1883 ed è un artista di grande rilievo sulla scena artistica della prima metà del XX secolo. Se si pensa a Severini, risulta impossibile associare la sua figura e il suo operato a un’unica corrente artistica. Infatti, l’artista si è avvicinato a diversi movimenti e tendenze in atto nel primo Novecento riuscendo a dare una sua personale interpretazione e visione di questi.

Ancora molto giovane, Severini da Cortona prende la via per Roma. Ed è proprio nella capitale che entra in contatto con Giacomo Balla, all’epoca già famoso come pittore divisionista. A Roma, poi, ha modo di conoscere anche Umberto Boccioni, anch’egli nella cerchia di Balla. In questo primo periodo romano, quindi, Severini, esprime tutta la sua creatività adottando uno.
A Roma però non percepisce di ricevere l’apprezzamento sperato, e decide così di lasciare l’Italia per trasferirsi in un centro nevralgico per l’arte del tempo: Parigi.

A Parigi affina ulteriormente la sua tecnica di composizione delle forme tramite la giustapposizione di piccoli tocchi colore stesi sulla tela guardando al puntinismo di Seurat. Con la sua pittura tassellata, Severini riesce a trasmettere un grande senso di immediatezza scaturito anche dalla resa vibrante della luce.
Nonostante la sua assenza fisica in Italia, Severini continua a seguire con interesse gli accadimenti della madre patria e nel 1910, su invito di Boccioni, aderisce al Manifesto dei pittori futuristi. Importante da questo punto di vista anche la sua posizione di connettore tra le esperienze italiane e quelle francesi.
Più che la parte politica e avanguardista della corrente futurista, Severini è interessato all’aspetto del movimento declinato nella danza. La danza e le ballerine diventano soggetto prediletto delle sue tele.

Abbandonato il divisionismo e il puntinismo, Severini costruisce le sue composizioni sulla base di tassellamenti scomposti che si rifanno al cubismo, ma lo condiscono con molto dinamismo, colore e una gioiosa irrequietezza. Per Severini la figura della danzatrice si eleva a simbolo universale di dinamismo.

Nel 1916, l’avvicinamento al cubismo diventa palese e definitivo, tant’è che Severini decide di cambiare i soggetti, iniziando a dipingere anche nature morte e ritratti spinto dalla volontà di creare una pittura basata sulle regole della geometria e della matematica, le uniche, secondo Severini che potessero dare al lavoro pittorico un codice universalmente valido.
Negli anni Trenta, troviamo Severini al centro di un nuovo cambio stilistico nella sua arte. Il ritratto diventa il soggetto centrale, rappresentato con grande solennità riprendendo una certa monumentalità classica tipica del periodo del ritorno all’ordine.
Con il passare del tempo, la pittura di Severini diviene sempre più eterogenea e l’artista ripesca e reinterpreta i diversi stili pittorici per creare composizioni sempre nuove e mai banali.

Immagine: Ritratto della signorina Severini. Fonte immagine: https://www.gamtorino.it

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