Cerco opere di Armando Pizzinato

Dissoluzione, questa è la parola di sintesi, il punto di vista di questa breve storia su Armando Pizzinato.
Siamo nel porto fluviale di Pordenone e sembra un giorno come molti altri, le persone camminano, sorridono, respirano e avanzano nella loro quotidianità. Ma non lui, non suo padre. Un uomo logoro dai problemi economici. Le sue membra sono consumate dai debiti e la sua mente ormai è arida come la terra crepata d’estate. Il primo ottobre, muore suicida ed annegato. I vestiti zuppi del capofamiglia pesano quanto la sofferenza dell’artista, l’immagine, il suo ruolo, si dissolvono nelle profondità dell’abisso. D’improvviso, per fattori esterni alle sue capacità, tutto diventa cenere.

Ma la cenere non viaggia mai da sola, è sempre il prodotto di un fuoco, che brucia, che logora. Molti anni dopo, nella notte dell’otto ottobre, un rogo illumina le tenebre, non è una fiamma rassicurante. Certo è calorosa, ma brucia. Distrugge, rende tutto cenere. In quella notte una bomba cade dall’aereo nemico colpendo l’Arte, la Cultura e sette opere dell’artista. Chissà com’è quella sensazione di sentire come eliminato, sicuramente vano, il tempo della tua vita che hai speso per creare quella tela. Cosa ti rimane di quella tela, delle pennellate che con cura hai cercato di giustapporre come se dovessi educarle nello stare lì, immobili, con una postura soave. Tutto viene perduto però nel tuo cuore rimane, ed il ricordo dei visitatori che l’hanno visto e apprezzato ti rassicurano di non essere pazzo.

Quest’ingente lutto l’ha spinto ad abbandonare la pittura, temporaneamente, per dedicarsi alla lotta contro il Fascismo, contro la guerra e contro gli ematomi che il popolo e la nazione stava subendo. Aderisce alla Resistenza, alla Brigata F. Biancotto di Venezia. Quest’esperienza crea quello che l’artista chiamava il “Buco Stampa”: una stamperia clandestina che aveva sede nella soffitta della sua abitazione. La soffitta era ampia ma molto bassa, con travi in legno che sorreggono il tetto. Nella notte si stampavano volantini, le macchine andavano che era un piacere, ed una notte è stampato anche «Fronte Unico», foglio della Federazione Comunista di Venezia.

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