Mario Cavaglieri

Giulietta. Il nome si addice molto alla nostra storia. Modella e amante, di Mario Cavaglieri. 

Lei era l’essenza degli “anni brillanti”, come un profumo di donna che ti avvolge e ti inebria. Tutti conosciamo la storia dei due amanti Veronesi, della morte a causa dell’amore, della passionalità priva di fisicità. Mario e Giulietta suona allo stesso modo. Al posto di un balcone troviamo una stanza dandy, con un’enorme vetrata che dà ad un giardino curato. Le casate Venete vengono sostituite dall’infantilità dell’artista, dedito ad una vita mondana, d’incontri e di instabilità. La donna, a causa della lunga attesa finisce con lo sposare un altro uomo. (Non preoccupatevi, la favola arriva ora) Alla morte del marito Cavaglieri corre a riprendersi la sua amata. Indossa un completo azzurro e convoca un cavallo bianco e, come nelle favole, a spada tratta va salvare la sua principessa. Lui era il suo Romeo. La favola risiede nell’amore corrisposto, nell’intensità e nella spensieratezza che hanno caratterizzato la loro vita e la loro unione. Io la immagino così: Giulietta, nel suo balcone, all’interno dello studio che posa, cercando di non muoversi. Un uomo che, con occhi sommersi, cerca le linee che danno vita a ciò che a lui è più caro. Consapevole di non possederla ma che sarà solo sua. La sua “brillantezza”.

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