Cerco opere di Bruna Gasparini

Il suono del colore, una frase a dir poco affascinante. Un ossimoro che penetra l’anima per cercare un significato superiore, che va oltre alla definizione che diamo per scontata quando sentiamo parlare di vernice. Che meraviglia la mente umana, che ingegno.

Assomiglia a una foresta, se chiudo gli occhi mi sembra di essere alle Amazzoni. Sento il suono grave dell’umidità sulla mia pelle, la pronuncia degli animali esotici tra cui lo stridulo di qualche animaletto festaiolo che ha appena incontrato i suoi amici. Tanto rumore e tanto silenzio al contempo.
Il grigio della foschia copre i colori eppure quei petali arancioni sono come delle urla d’ira che non possono essere placate. Alla mia sinistra scorgo, in modo definito, lo scricchiolio dell’enorme tronco. Sembra ferito, lo sento singhiozzare verde, chissà cosa gli è accaduto? Magari soffre semplicemente il caldo e vorrebbe essere nato in Svezia.

Il suono, le parole e la poesia si incontrano e si esprimono nelle tele di Bruna Gasparini, allo stesso modo di quest’interpretazione del quadro. È come se la spazialista veneziana sviluppasse, attraverso le sue opere, un concetto di Spazio non solo fisico ma anche Culturale, intellettuale, di materia, Artistico e coloristico nella quale l’uomo è chiamato ad ampliare i suoi orizzonti e a Percepire. Percepire con la lettera maiuscola. Richiamando le parole di Gatto la sua arte assume una forma di “fiaba pittorica”.

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