Angelo Dall’Oca Bianca è stato un preminente pittore veronese. L’artista si è formato presso le prestigiose Accademie di Belle Arti di Verona (Cignaroli) e Venezia apprendendo gli insegnamenti legati alla pittura ritrattista, vedutista e, soprattutto a Venezia, verista.
Non ancora ventenne, partecipa per la prima volta all’Esposizione dell’Accademia di Brera. Negli anni successivi viene accolto in diverse esposizioni di rilievo, tra cui anche la Biennale di Venezia nel 1886, e si aggiudica premi, come il Premio Principe Umberto, che contribuiscono a consacrare il suo talento.
Il pittore veronese ha messo al centro dei suoi dipinti proprio la sua città natale, non trascurando tuttavia anche altri soggetti, come ad esempio i ritratti.
I ritratti femminili
I ritratti femminili di Dell’Oca Bianca sono soavi, pieni di colore, luminosi ed eterei. La psicologia del ritratto è colta con delicatezza, l’immediatezza è fotografica.
In alcuni suoi ritratti Angelo dall’Oca Bianca predilige la tecnica a pastello. Questa tecnica è veloce e permette una maggiore flessibilità esecutiva. Accentua l’immediatezza dell’opera e ne esalta il carattere morbido ed evanescente che richiama alla memoria le opere di Rosalba Carriera, grande ritrattista settecentesca esperta proprio nell’uso del pastello.
Angelo Dall’Oca Bianca vs Edgar Degas
L’uso del pastello come mezzo espressivo rievoca anche il lavoro del grande artista impressionista Degas. Il famoso per aver usato questa tecnica per ritrarre fanciulle colte nei loro momenti di intimità.
Tramite precisi e rapidi tratti di colore “polveroso” Degas riesce a delineare le forme delle sue modelle femminili.
Allo stesso modo Dell’Oca Bianca usa il pastello per delineare il volto della sua giovane modella. Il ritratto comunica con l’osservatore con un’istantaneità che guarda alla fotografia. La tecnica tratteggiata, invece, richiama alla memoria la pittura divisionista di Severini & Co.
Attualmente presso la mia galleria è esposto proprio un pregevolissimo ritratto femminile di Dall’Oca Bianca risalente agli anni ’20. L’opera è corredata di una cornice “Marconi” in legno risalente al 1940 circa, a opera della corniceria storica “Bolzani Milano”.
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