I pittori italiani del 900

I pittori italiani del 900: quali correnti artistiche si diffondono in Italia durante la prima metà del 900?

Il Novecento è un secolo di grande fermento, anche dal punto di vista culturale. I primi decenni del secolo sono quelli delle avanguardie. Tramontati i fasti della belle époque, con l’arrivo del Novecento nascono questi movimenti intellettuali e culturali in tutta Europa in totale contrapposizione alle correnti decadenti di fine ‘800 con l’obbiettivo di dare forma a una nuova arte, nata dalla necessità di compiere un radicale rinnovamento culturale. Il passaggio tra l’800 e il 900 è un momento di grandi cambiamenti. Innovazioni tecnologiche e scientifiche che si inseriscono in un contesto sociale segnato da grandi contraddizioni. Gli artisti delle avanguardie vogliono, quindi farsi portavoce di tutti quelli che potevano essere le incognite così come le speranze di una società piuttosto spaesata.

In meno di un decennio, tra il 1905 e il 1911 si affermano quattro movimenti artistici, di cui uno italiano: Espressionismo, Cubismo, Futurismo e Astrattismo sono i movimenti che nascono, spinti dalla volontà di dare vita a una nuova concezione estetica, in totale cesura con il passato. Ogni movimento ha le sue specificità, ma ciò che accomuna tutti è proprio questa ricerca di innovazione e di rottura.

Importante anche il quinto movimento, nato nel 1916, il Dadaismo quello maggiormente provocatorio.
L’Italia ha un ruolo centrale solo con il Futurismo, è necessario, quindi, considerare non solo i movimenti di avanguardia per poter parlare dei pittori italiani del 900.

Il Futurismo è quindi l’unico movimento d’avanguardia italiano del primo Novecento. Il Fondatore è il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti. Che definisce quelli che sono i principi Futurismo all’interno dell’irriverente manifesto del movimento, pubblicato su le Figaro il 20 febbraio del 1909.

Il rinnovamento tanto agognato per i futuristi si può compiere solo effettuando una netta cesura con il passato. I Futuristi, infatti, rinnegano il passato. La loro posizione è talmente estrema che pensano che “l’unica igiene del mondo” possa essere solo la guerra. Alla stesso modo sono contro le biblioteche e i musei, l’arte si deve fare portavoce della “città che sale” e del “dinamismo di un’automobile” per citare il titolo di un’opera di Umberto Boccioni e una di Luigi Russolo, due grandi artisti del movimento. Un altro grande del gruppo è Giacomo Balla che incentra i suoi dipinti su ricerche che vanno a scandagliare il movimento, velocità e la luce.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale, iniziano ad affermarsi altri movimenti artistici di rilievo. Uno tra questi è la Pittura Metafisica che aveva avuto modo di esordire in occasione del Salon d’Automne di Parigi del 1912. Il più grande artista della Metafisica è Giorgio de Chirico. Alla Metafisica aderiscono diversi artisti. Ciò che li accomuna, in primis è il rifiuto dei dettami delle avanguardie. Per loro infatti ciò che doveva essere alla base dell’arte è la necessità di un repentino recupero della tradizione. Per fare ciò bisogna recuperare i mezzi pittorici e dare forma a dipinti in cui al dinamismo futurista si andava a sostituire un immobilismo di derivazione filosofica.

I dipinti metafisici si riconoscono subito: ciò che trasmettono è una grande staticità. I soggetti sono rappresentati con grande nitidezza, ma sono inseriti all’interno di un contesto straniante e ambiguo che invita l’osservatore a spingersi oltre la rappresentazione più o meno realistica.

Il primo a aderire al movimento Metafisico è Carlo Carrà. Carrà nato come futurista, si converte al movimento nel 1917.  Nelle sue opere compaiono manichini, andando a recuperare la figurazione.
Pittore metafisico è anche Giorgio Morandi. Nelle sue opere sono ravvisabili le medesime caratteristiche tipiche della corrente come l’atmosfera sospesa e atemporale, l’impiego di forme geometriche contraddistinte da una grande semplicità affiancata alla staticità. Niente è lasciato al caso e Morandi studia tutte le sue composizioni nel dettaglio al fine di creare dei dipinti in pieno equilibrio e armonia.

Con l’inizio del nuovo decennio e con la fine della guerra, nasce nel 1922 a Milano un movimento artistico dal nome piuttosto singolare: Novecento. Il contesto in cui nasce è quello del Ritorno all’Ordine che ha grande diffusione in Europa proprio al termine del primo grande conflitto mondiale. Gli artisti che vanno a formare questo gruppo erano quelli rappresentati dalla Galleria milanese Pesaro, guidati dall’artista Anselmo Bucci. Gli artisti maggiormente rilevanti sono Mario Sironi e Pietro Marussig.
La tendenza di Ritorno all’Ordine si pose in contrapposizione alle Avanguardie andando a rifiutare anticlassicismo di quei movimenti. Gli artisti di Novecento, infatti, vogliono recuperare la pittura di Giotto e del Rinascimento  e una figurazione tradizionale piuttosto lirista andandola a rivisitare secondo i canoni della contemporaneità.
Mario Sironi si distingue per i suoi paesaggi urbani e per le sue architetture, ritratte facendo fede allo stile del gruppo. Con le sue opere riesce a trasmettere la drammaticità della città, dedicandosi anche alla sua periferia, del suo presente ripresa in un momento di grande espansione e cambiamento.
Piero Marussig, inizialmente legato al colore e all’astrazione, intorno al 1920, proprio in concomitanza con il trasferimento a Milano, recupera la figuratività andando a ritrarre interni che rappresentano realtà sospese e immobili di una quotidianità intima e semplice raffigurata con spirito di osservazione e grande attenzione al colore.
Ultimo movimento degno di nota della prima metà del XX secolo è il Realismo Magico. Realismo Magico è una definizione coniata dal critico tedesco Franz Roh nel 1925, per riferirsi a una pittura in cui tutto viene rappresentato con grande un grande realismo giustapposto a una componente fantastica e straniante. Il movimento si sviluppa tra il 1920 e il 1935 e ha come rappresentanti di spicco Felice Casorati e Antonio Donghi . Anche qui ci sono diversi punti di contatto con Il Ritorno all’Ordine di Novecento e con la Metafisica. Rimane il recupero della tradizione pittorica, rimane l’”arcaismo quattrocentesco” e le atmosfere sospese e metafisiche. Quello che viene accentuato ai massimi estremi è il realismo che porta in questo modo alla creazione di dipinti ancora più estranianti e ambigui per la loro componente magica.

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