Piero Marussig

Piero Marussig è un artista vissuto in periodo complesso e dinamico che ha influenzato in maniera molto evidente anche l’ambito artistico.
Nasce a Trieste nel 1879, quando la città era ancora sotto il dominio asburgico. La famiglia è agiata e il padre è anche un attento collezionista di manufatti artistici. L’interesse per l’arte viene trasmessa anche a Piero che nel corso della sua formazione si avvicina al disegno frequentando la scuola industriale di Trieste dove apprende i primi rudimenti di pittura dal maestro Scomparini, per poi, all’inizio del 1900 proseguire la formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco, all’epoca centro nevralgico della Secessione insieme a Vienna.

Qualche anno dopo si sposta a Roma e in seguito a Parigi dove subisce il fascino delle esperienze impressioniste e post-impressioniste.
Ancor prima di terminare la sua formazione artistica Marussig realizza le sue prime opere che sono soprattutto ritratti e autoritratti. In questi primi quadri giovanili viene esaltato l’aspetto psicologico dei personaggi andando a costruire la composizione tramite semplificazione, la resa plastica dei vari elementi della figura e l’uso sapiente della luce e dei chiaroscuri.

La corrente a cui aderisce inizialmente è quella del Secessionismo, ma la cupezza dello stile d’oltralpe viene mitigato dall’artista nell’approfondimento dei tratti intimistici.
Importante anche la sua permanenza a Roma dove ha modo di entrare in contatto con gli ambienti del divisionismo e di studiare la pittura classica.
La tappa successiva di Marussig fu Parigi, dove ebbe modo di confrontarsi con i grandi artisti del momento come Cezanne, van Gogh, Gauguin, Seurat.
Avendo bene a mente i dettami della loro pittura Marussig andò a sviluppare una personale interpretazione dell’arte post-impressionista.

Nel 1906 torna a Trieste dove acquista una villa padronale. Da questa villa il paesaggio è grande fonte di ispirazione per Marussig  che si dedica alla pittura  en plein air.

Al termine dei suoi viaggi formativi Marussig si dedica con grande intensità alla produzione pittorica. Il suo linguaggio è personale in cui è chiara l’ispirazione l’attenzione al panorama artistico europeo.

La sua pittura è contraddistinta sia da una componente intimista che intellettuale. I suoi personaggi hanno un atteggiamento assorto e sono raffigurati con i colori largamente impiegati dal filone post-impressionista. Le linee sono invece di stampo secessionista.
Con l’avvento dell’espressionismo, anche Marussig inserisce all’interno delle sue opere anche questi colori forti, innaturali e contrastati.

Dopo la guerra trova in Milano l’area geografica di maggiore ispirazione per la sua arte. È qui che sono attivi artisti come Carrà e Sironi, importanti esponenti del “ritorno all’ordine” perpetuato con il movimento “Valori plastici”.
I dettami alla base di tendenza stilistica portano Marussig a sviluppare un’arte in cui viene meno il linearismo secessionista per lasciare spazio alla monumentale solidità scultorea.
Nel corso degli anni l’operato di Marussig viene riconosciuto anche dalle istituzioni; infatti prende parte a diverse edizioni della Biennale di Venezia.
Nel 1922, poi, è tra i protagonisti della prima mostra del movimento Novecento di galleria Pesaro.
Marussig non aderì però ai dettami stilistici dell’estetica fascista e questo lo pose in una posizione di oblio rispetto ad altri colleghi.
La sua poetica artistica mantenne quindi sempre una certa autonomia dal movimento, anche continuò a partecipare alle mostre di Novecento.  Dalla metà degli anni Venti torna in Marussig una certa tendenza verso il pittoricismo e la scelta di colori più intensi e brillanti.
Negli ultimi anni di vita Marussig andò ad ampliare ulteriormente i suoi interessi pittorici andando a comporre delle indagine affini all’astrattismo.

Marussig muore a Pavia il 13 ottobre 1937.

Fonte immagine: https://www.finestresullarte.info/mostre/trieste-mostra-piero-marussig-opere-museo-revoltella-trieste

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